giovedì 29 marzo 2012

VIA DEL CAMPO, COLOR DI FOGLIA...

Cari amici lettori, in questa calda giornata non possiamo non rivolgere lo sguardo alla natura che è nel pieno della sua esplosione primaverile! Oggi andremo a scoprire tre specie di erbe spontanee caratteristiche di questa stagione ed utilizzate solitamente in cucina. Più in generale parleremo di piante alimurgiche che, in tempi di crisi economica, vanno riconsiderate! (Alimurgia sta per alimentia urgentia)

Incominciamo parlando del volgarmente detto "pisacan" o "radicéa" passato alla storia col nome di Tarassaco (Taraxacum officinale Weber). Questa pianta è ben nota per la sua ampia diffusione in Italia dove cresce nei prati e lungo i fossi (a volte "infestandoli"!)
In cucina vengono usate le foglie crude del tarassaco, prima che spunti il fiore, per preparare insalate. Le foglie, come anche le radici, contengono dei principi amari (tarassacina, tarassasterolo,...) che sono utili in primavera per stimolare la "depurazione" del corpo favorendo l'eliminazione di tossine da parte degli organi emuntori (fegato, reni, intestino, pelle). Il "pisacan" esplica un'azione coleretica, stimolando la secrezione di bile da parte della colecisti. Le parti aeree del tarassaco sono oltresì ricche in sali minerali, potassio soprattutto (in primavera).

Il prof. Cattorini, negli anni sessanta, compose un'ode al tarassaco che pubblicò nel suo libro Piante medicinali: chimica, farmacologia e terapia. Di seguito la riporto in forma ridotta:

Taraxacum officinale, Weber
"Viva il Tarassaco cibo da bestia
se unisce il merito alla modestia?
Esso all'epatico, triste soggetto,
forse nell'animo destò il concetto:
e - per il male - dilige et...vale!
Viva il Tarassaco buon vegetale! 
Contenta ai comodi che Dio le fece
può dirsi il paria della sua specie.
Cresce dovunque, senza pretese,
in prati e strade d'ogni paese.
Sta persuasa e non intrusa.
Viva il Tarassaco erba di casa!
Risana il fegato la sua radice;
ed il fogliame, (così si dice)
se ben condito,
sveglia lo stomaco senza appetito. [...]"


Altre piante spontanee che vediamo crescere nei prati, lungo i bordi delle strade, dei fossi tra marzo e aprile sono gli strigoli che rispondono al nome botanico di Silene vulgaris. In Veneto sono anche chiamati scìopetin o schioppetti per il caratteristico suono prodotto comprimendo i fiori tra le dita. Gli strigoli non sono entrati nella storia per il loro uso terapeutico in quanto venivano tradizionalmente utilizzati soltanto come blandi diuretici. Nel Bel paese è invece famoso il loro uso culinario, diffuso e variegato da regione a regione: con gli strigoli si fanno risotti, ma si possono trovare anche fritti o lessati da mangiare come contorno. In Veneto si usano nelle frittate che tradizionalmente vengono preparate durante i pic-nic di Pasquetta o San Marco.

In questa piccola rassegna spontanea di piante alimurgiche potevano mancare i bruscandoli? Con questo termine si indicano i germogli di Humulus lupulus che spuntano in primavera. L'etimologia del nome offre interessanti spunti per chi, da questa lettura, voglia improvvisarsi raccoglitore: humulus deriva da humeo=essere umido proprio perchè questa pianta tende a crescere lungo i fossi, nascosta magari dal tronco di un "saez" (salice). Lupulus sembra derivi invece da lupus salicarius (Plinio) perchè attorcigliandosi attorno ai giovani salici ne provochi la morte. Quindi non cercateli in campo aperto!

Come per gli schioppettini, anche i bruscandoli offrono ampia scelta d'uso in cucina. Risotti, frittate, torte salate, ravioli...sapete altri usi? Condividete allora il vostro sapere! Ne trarrà giovamento la nostra alimentia urgentia...


Per approfondimenti:
https://www.uniposms.it/6218-2/
https://www.aulss6.veneto.it/index.cfm?method=mys.apridoc&iddoc=2706
http://meristemi.wordpress.com/2010/05/07/bacche-e-radici-1/

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